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La genuinità di una casa privata,

l'attenzione di un'accoglienza professionale.

Di gusto come prodotto sociale e della sua geografia, di ricette partigiane e cuore alla comunista.



La cucina è come un libro di storia.

Dimmi come mangi e ti dirò cos’hai vissuto.

Per questo oggi vorrei condividere non tanto una ricetta in sé, ma il significato che ha il fatto che esista, nella nostra tradizione gastronomica, un piatto con questo nome.

Il cuore alla comunista, che ha resistito nel menù del mio ristorante fino all’ultimo, è sempre stato simbolo della terra a cui appartengo.

Non ho trovato foto se non una piccola, pubblicata su un giornale qualche anno fa. Quando mi è stato chiesto di scegliere un piatto che rappresentasse la mia terra, ho voluto usarne uno che raccontasse una importante fetta di storia della nostra città.

Nel cuore alla comunista c’è il cuore di bue, uno scarto e, come tutti i muscoli molto sollecitati in vita, molto dura. Ma nella metafora racconta molto dello spirito dell’epoca in cui il piatto è nato.

La rapa rossa, una radice, simbolo del “si mangia quello che si trova”.

Le mele, quelle meline selvatiche che in tempo di abbondanza venivano date da mangiare ai maiali, ma che in guerra erano cibo prezioso.

E, ultimo ma non ultimo, una licenza poetica rispetto alla ricetta originale (se di ricetta originale si può parlare…)

Il nocino.

Il nocino è un liquore ricavato dalle noci, ancora acerbe, raccolte e messe a macerare la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno. Per tutti, è la notte delle streghe e della rugiada, per noi è la notte della Stage nazista di Bettola in cui, nel ‘44, morirono 32 persone innocenti.

L’antifascismo non è proprio di un lato politico. L’antifascismo deve essere - oggi e sempre - sinonimo di antiingiustizie, antidiscriminazione, antioppressione e antidisuguaglianze.

Non viviamo in un paese libero.

Viviamo in un paese liberato.







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